Σάββατο 28 Οκτωβρίου 2023

Στρατή Αγγελική, Αμφίγραπτη εικόνα με τη Σταύρωση (14ος αιώνας) και την Παναγία Ελεούσα (1828) από τον Άγιο Αλύπιο Καστοριάς











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Λέξεις κλειδιά: 14ος αιώνας, παλαιολόγεια περίοδος, βυζαντινή ζωγραφική,
εικόνα λιτανείας, εικόνα αμφιπρόσωπη, Σταύρωση, Καστοριά,
ναός Αγίου Αλυπίου.

Sommario

Strati Angeliki,
Icona bilaterale con la Crocifissione (XIV secolo) e la Vergine Eleoussa (1828) del Museo Bizantino di Kastoria

Nel Museo Bizantino di Kastoria è esposta un’ icona da processione bilaterale con le raffigurazioni della Panaghia Odigitria del tipo Eleoussa sul recto e della Crocifissione sul verso. Originariamente l’icona si trovava nella chiesa di Sant’Alipio della parrocchia Oikonomou a Kastoria ed è stata trasferita nel Museo Bizantino, per ragioni di protezione e custodia, in data non nota. 
L’icona, 108×65×3 cm, consiste di due tavole di legno e nella parte centrale verso il basso si distingue una fenditura rettangolare per inserire l’asta per la processione. La tecnica pittorica è tempera all’uovo con la preparazione direttamente su tela, lo stato conservativo da cattivo a mediocre. Probabilmente il lato con la raffigurazione della Panaghia Eleoussa ha subito la maggiore ed irreversibile lesione, così fu sostituita con uno strato pittorico più recente, nel 1828. Supponiamo che la pittura originaria avrebbe dovuto avere lo stesso argomento iconografico, la Panaghia Eleoussa che vediamo oggi (Fig. 1). 
Lo stato di conservazione dell’icona sul lato con la Crocifissione è pessimo, con lesioni estese sul legno e sulla superficie pittorica (Fig. 2). Il tema iconografico comprende poche persone, la composizione è simmetrica ed equilibrata e prevale la figura umana, mentre lo sfondo architettonico è suggerito in modo discreto. Sull’asse verticale della rappresentazione si trova la Croce sul Golgota. Cristo morto si trova appeso alla croce mentre dal nimbo crucisignato molto danneggiato si salva solo la parte sinistra. Dai piedi dove furono infissi i chiodi gocciola il sangue e dalla piaga del costato che provocò la lancia sgorgano sangue e acqua. Il Golgota è raffigurato come una collina bassa e rocciosa. 
Sul lato destro del Crocifisso, si salva gran parte del corpo di San Giovanni Teologo (Fig. 3, 4). San Giovanni, sotto la Croce in piedi a figura intera, appare tutto rattristato. La postura riservata insieme al gesto della mano destra, sottolineano il suo dolore. Si salvano pochissime tracce sul lato sinistro dell’icona, dove, secondo l’iconografia consueta dovrebbe collocarsi la figura della Madonna. La lesione estesa di questo lato non permette alcun tentativo di restauro né la ricostruzione della scena. 
Lo sfondo dell’icona è argenteo, scadente però sulla maggior parte della superficie salvata. Nella metà inferiore si distinguono delle mura con archi e aperture che suggeriscono la città di Gerusalemme. 
L’iconografia dell’episodio segue le citazioni evangeliche e la “Ermeneutica della Pittura” di Dionisio da Furnà, adottando il tipo semplice, invece delle altre più complicate raffigurazioni del tema ed è caratterizzata da euritmia armoniosa e dal senso equilibrato. La Crocifissione dell’icona di Kastoria viene assegnata allo sviluppo iconografico di tale argomento notato in primo luogo dal XIV fino al XV secolo. 
Sulle icone bilaterali il tema della Madonna con Bambino su un lato e della Crocifissione sull’altro, si riscontra spesso durante il periodo bizantino e postbizantino siccome rappresenta il Dogma della Divina Incarnazione e della Salvezza attraverso la Passione di Gesù, argomenti prevalentemente collegati alla destinazione processionale delle icone. 
La parte limitata della superficie pittorica salvata sul verso dell’icona non permette l’osservazione completa e la sua analisi, dal punto di vista tecnico o di stile. Da quanto si deduce solo dal viso di San Giovanni Teologo, le larghe e piatte pennellate della modellazione formano le carnagioni di base di colore verde oliva, con una volumetria semplificata, leggere sfumature di ocra rosa e pochissime lumeggiature. In generale, prevale la descrizione schematica dei particolari delle sembianze, verso una schematizzazione dei volumi. Il panneggio, fluente e sciolto, evidenzia parzialmente il volume dei corpi sottostanti. 
Da quanto si desume solo dalla pittura salvata, il viso paffuto del discepolo più amato di Cristo, con il mento carnoso, gli occhi profondi cerchiati di ombre e lo sguardo obliquo, il naso sottile senza narici, le labbra scarne e rosee, e soprattutto la sua attitudine riservata e la tristezza trattenuta, si riscontrano quasi identiche negli affreschi della stessa chiesa di Sant’Alipio, datate, secondo la nostra opinione, nella seconda metà del XIV secolo (Fig. 5, 6). 
L’approccio analitico molto attento degli affreschi di Sant’Alipio e i paradigmi comparativi portano con certezza all’adozione dell’opinione secondo la quale la bottega artistica o il pittore della decorazione murale della chiesa ha eseguito anche l’icona bilaterale in questione. 
Una stretta relazione artistica con la pittura di Sant’Alipio presenta anche quella di San Nicola Kyritzis (ultimo quarto del XIV secolo) a Kastoria, in cui si riscontra uno stile estetico simile alla modellazione dei visi, alla resa dei corpi delle figure e alla conformazione comune dei particolari morfologici (Fig. 7, 8). 
Simili relazioni nella resa delle persone e dello stile pittorico, si stabiliscono in certe figure delle chiese di San Giorgio della Montagna (του Βουνού) (13681385) e di San Nicola di Tzotzas (13601380), sempre in Kastoria. Inoltre, le stesse affinità artistiche e di stile si trovano anche negli affreschi murali di altri monumenti, fuori Kastoria, nella sua periferia più vasta: nella chiesa di Panaghia a Mali Grad (1368/69) della Prespa albanese, nella chiesa di Cristo Zoodotis a Borje (1389/90) in Albania, e nella chiesa di San Demetrio a Boboštica (ultimo quarto del XIV secolo) vicino a Coriza. 
Le suddette osservazioni ed affermazioni portano con certezza alle seguenti conclusioni: il lato secondario dell’icona bilaterale della chiesa di Sant’Alipio è stato eseguito dallo stesso pittore oppure da una bottega artistica comune che intraprese la decorazione murale della chiesa e si contraddistingue per l’alta qualità e integrità artistica. Si tratta di una bottega locale attiva entro i confini geografici della Macedonia maggiore e dell’Albania durante la seconda metà del XIV secolo, periodo in cui si colloca anche la data della Crocifissione dell’icona bilaterale del Museo Bizantino di Kastoria. 

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